Silva Portentosa
Tra la civiltà letteraria del medioevo e il mondo moderno la distanza è abissale. Di quella cultura remota noi abbiamo smarrito quasi tutte le chiavi d’accesso: solo con grande fatica e pazienza certosina riusciamo a recuperarne qualche frammento, confrontando dati e raccogliendo indizi che ci possano aiutare nell’arduo percorso. Un fatto è certo: ogni tentativo di conoscenza è destinato al fallimento se perdiamo di vista la dimensione comparatistica, ossia l’unità della Romània e il legame inscindibile tra produzione in volgare e cultura mediolatina, che hanno un punto di riferimento comune nel ‘grande codice’ della Scrittura. Prendendo in esame antichi testi italiani, occitani, francesi e spagnoli (lungo un arco temporale che va dalle origini al Cinquecento inoltrato), i saggi raccolti nel volume Silva portentosa suggeriscono interpretazioni inedite e ne riesumano alcune a torto vilipese o colpite da damnatio memoriae; propongono talvolta soluzioni di annosi enigmi, ma soprattutto invitano a diffidare delle opinioni vulgate e delle letture banalizzanti. Gli autori medievali raramente perseguono il puro intrattenimento: quasi sempre, sotto il godibile involucro, si cela un insospettato nucleo dottrinale (vedi i casi di Chrétien de Troyes e di Maria di Francia, già segnalati con scarso successo da qualche critico sagace) oppure una militanza ‘politica’ totalmente sfuggita ai lettori moderni (nel bellissimo romanzo di Flamenca, ad esempio, il malevolo ritratto di una regina di Francia facilmente identificabile con Bianca di Castiglia rivela l’ostilità dell’Anonimo nei confronti dei monarchi capetingi oppressori dell’Occitania). Più si scava in profondità, più dai testi del XII e XIII secolo - sapienti costruzioni a scatole cinesi - emergono significati nascosti che a loro volta illuminano i sensi occulti di altre opere. L’ultimo saggio mostra l’estensione dell’‘impegno’ ben oltre il medioevo, in teatranti veneti noti solo come epigoni di Ruzzante e precursori della commedia dell’arte. Ma anche sulla scena del tardo Rinascimento, regno della buffoneria e di uno stravagante funambolismo linguistico, irrompe la realtà contemporanea, con le sue inquietudini religiose, le sue controversie ideologiche, i prevedibili atteggiamenti di dissimulazione e le opportunistiche dissociazioni da tesi un tempo condivise. Così, persino i testi comici diventano - come già, tre secoli prima, i romanzi in lingua d’oc - prezioso documento storico.
LUCIA LAZZERINI
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