La rivoluzione clandestina. Dallo Stato di diritto allo Stato dei giudici
La rivoluzione “clandestina”, che Bernd Rüthers con tratti magistrali abbozza in queste pagine, si presenta nell’intento del libro come lo specifico scenario di un presente avvertito come il tempo in cui tutto sembra congiurare contro la centralità della legge e del parlamento e in cui il giudice mostra di non volersi più limitare all’esercizio di una “pensosa obbedienza”, individuata un secolo fa da Philipp Heck quale parametro dell’azione giudicante e concepita da Rüthers stesso come modello cui dovrebbe accostumarsi ogni giurisdizione, quella costituzionale compresa. Ne consegue uno stravolgimento dei capisaldi dello Stato democratico di diritto, quei princìpi che dovrebbero, al contrario, costituire le linee-guida di ogni interpretazione giuridica.
Rüthers, grande indagatore delle cause originanti lo stravolgimento degli ordinamenti giuridici nei regimi tedeschi del torto propri allo Stato nazionalsocialista e allo Stato della SED – si pensi soltanto alla meritevole indagine portata avanti in un’altra sua opera assai nota, Die unbegrenzte Auslegung. Zum Wandel der Privatsrechtsordnung im Nationalsozialismus –, mette sull’avviso operatori giuridici, studiosi e semplici cittadini riguardo al fatto che siffatte pericolose trasformazioni del diritto, avvenute in passato in nome di ideologie distorte, liberticide e criminali, sono sempre in agguato all’interno di qualsiasi regime, laddove non si comprenda l’importanza del ruolo giocato entro l’applicazione della legge dalla scelta del metodo interpretativo appropriato: in mancanza di un criterio legittimamente scelto prevalgono necessariamente l’arbitrio, gli arcana imperii, il potere, l’interesse di parte, a discapito del rispetto della legge.
BERND RÜTHERS
a cura di Giuliana Stella
I Quaderni de "Lo Stato", collana di Scienza Costituzionale e Teoria del diritto
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